Una nuova famiglia per uno dei nostri ragazzi.
Pochi giorni prima di Pasqua, uno dei nostri ragazzi ha cominciato il periodo di preadozione con una nuova famiglia, il primo passo verso la formalizzazione dell’adozione.
Come tutti sapete, il nostro obiettivo principale è la riconciliazione con la famiglia d’origine.
In alcuni casi non è tuttavia possibile e quindi, in accordo con il Tribunale dei Minorenni, diamo inizio al lungo percorso che conduce all’adozione.
Ogni essere umano ha bisogno di radici.
Se quelle naturali sono irrimediabilmente recise, occorre costruirne di nuove.
In tal senso, l’adozione è un’ottima scelta.
In Africa l’adozione è una sfida, soprattutto per bambini accusati di stregoneria.
Gli ostacoli da superare nella ricerca della nuova famiglia sono di due tipi.
Il primo, di carattere generale, dipende da un certo contesto culturale che ammette che gli orfani siano introdotti nelle nuove famiglie non come figli a tutti gli effetti, bensì piuttosto come una sorta di aiutante domestico.
Questa consuetudine non deve sorprenderci.
In Europa e Sudamerica, il costume di prendere in casa bambini molto poveri o orfani, per dare loro un tetto sotto cui vivere in cambio di servizi domestici è stato molto diffuso fino a una cinquantina di anni fa.
Molte persone anziane ne sono state testimoni.
Ovviamente, si tratta di un tipo di adozione che, per alcun motivo, né noi né il governo prendiamo in considrazione.
Rimane il fatto che non è per nulla semplice indagare sulle reali intenzioni che spingono una famiglia ad adottare.
Il procedimento di selezione delle famiglie che si candidano è pertanto molto lungo e accurato e coinvolge diversi esperti: abbiamo il dovere di testimoniare in favore delle Autorità Nigeriane, perché troppo spesso sono accusate di indifferenza se non addirittura di connivenza con certe deplorevoli usanze.
Il secondo ordine di difficoltà è dato dal fatto che si tratta di bambini accusati di stregoneria.
La superstizione è ampiamente diffusa in maniera trasversale tra le classi sociali, spesso indipendentemente dal livello culturale.
Ecco perchè dedichiamo tanti sforzi e tante risorse economiche al lavoro quotidiano di dialogo con le popolazioni locali, finalizzato a sensibilizzare la società ed eradicare la superstizione.
Ci sono voluti cinque anni per trovare la famiglia adottiva con cui il nostro ragazzo ha finalmente cominciato una nuova vita prima di Pasqua.
La piccola cerimonia di “consegna”, alla presenza dei genitori adottivi e delle Autorità che hanno reso il processo possibile, è stata molto commovente.
Molti, adulti e bambini, non hanno potuto trattenere le lacrime, ma alla fine sono state lacrime di gioia perchè tutti sappiamo che questa adozione è il meglio per il futuro del ragazzo.
La tristezza di doverci separare da un membro della nostra famiglia è alleviata dalla promessa che la famiglia adottiva ci ha fatto, di portare il nostro ragazzo a trovarci.
Questa è stata una Pasqua di rinnovazione e speriamo che molte altre ne vengano, sia attraverso un percorso di riconciliazione con le famiglie di origine che tramite l’ingresso in nuove famiglie.
Grazie a chiunque voglia contribuire a dare un futuro ai nostri ragazzi.